lunedì 23 aprile 2007

Tutto torna!

Sei felice, puoi crederci? Pensi poco al tuo lavoro, oggi, pensi poco ai soldi e alle facce da carriera. Ti sei sentita bene... Ti sei svegliata alle 4 e tre quarti stamattina, perché l'Ingegnere ha passato da te il week-end, e ha dormito con te fino all'ultimo minuto spendibile, prima di tornare a lavoro a Firenze.

Sei felice, domenica avete preso l'aperitivo in via Mercanti, dove eri stato con il Bodyguard e con il boss del tuo team la sera prima, dopo il lavoro, a bere Martini e parlare di musica. E poi avete pranzato alle 5 del pomeriggio, e litigato, e fatto l'amore ogni ora. E il sabato prima avete mangiato al vostro Ciao di Carrefour, avete discusso di aspettative che credete diverse, e invece collimano. E poi siete stati da Ikea, e hai sentito la nostalgia per una casa tua, che non hai ancora, di una camera da letto fatta di luce e luci, di calore, di tepore, di città e rifugio... E hai comprato un letto pieghevole per il tuo ospite, e un cuscino, e lui ha comprato le pattine che usavate a Budapest a casa di Vik. E ora le indossi e sei felice. Ora sei su questo letto diventato per due, e anche se ci sei da sola, sei felice. Perché c'è potenza, virtualità, virtuosità...

Lui domani torna, e dormirà di nuovo da te. E tu hai preso il biglietto del treno per il lungo week-end del 27. E speri che tutto questo non vi faccia male, per quando non ci sarà.

Ora stai bene, hai preso un gelato con gli Smarties al Mac della Galleria, e dopo pochi minuti hai incontrato un altro Mac mentre andavi alla metro al Duomo, e i tuoi 50 chili ti hanno detto che potevi: e allora hai fatto un'altra fila e hai ordinato uno di quei menu da miliardi di calorie. E domani hai un cliente con la Francia, al mattino presto, prima di andare in ufficio, e dovrai alzarti presto per asciugare in tempo i capelli, ma non ti importa. Nulla è importante, oggi giravi in quella che assomigliava a solitudine ed era solo chiusura al resto, o meglio concentrazione sui propri desideri.

Oggi non hai voluto mostrare il tuo tatuaggio, e spiegarlo. Oggi hai tenuto il tuo primo colloquio da sola. E la tua amica di penna di Mauritius ti inoltra dopo secoli una mail che dice questo del tuo segno: come al solito... buon sangue non mente...

SAGITTARIUS - The Promiscuous One
Spontaneous, high appeal, rare to find, great when found. Loves being in long relationships. So much love to give, not one to mess with, very pretty, very romantic, nice to everyone they meet, their Love is one of a kind, silly, fun and sweet. Have own unique appeal. Most caring person you will ever meet! Amazing in the you know where! Not the kind of person you want mess with- you might end up crying.

E che avrò quattro anni di sfortuna se non inoltro!

mercoledì 18 aprile 2007

Tutti utili, nessuno indispensabile

E' questo il senso di Milano, e di tutto quello che si vuol dire con "Milano non è la verità". Tu, che non hai un luogo, che sei sola, in fondo, da tanto tempo, che non riesci a tenere le persone accanto a te. Tu. Che rifletti, metabolizzi, critichi, addìti, consigli, piangi, agisci, e poi rifletti ancora, e osservi, e aspetti. Tu, un cumulo di azioni, di predicati predittivi. Non stai bene. No. Tu, che comunichi comunichi comunichi il tuo disagio, senza vederci un senso, senza trovare un verso. Sapendo che è un gioco fino a che durano i giochi. Cosa t'importa?

Làsciati morire: un'amica di tua sorella oggi l'ha fatto. Aveva sei figli, o almeno così racconta la leggenda. E' andata, la pistola del suo lavoro, l'ha usata per sé.

Non hanno senso le tue unghie, i tuoi occhi così belli e così malati, il fatto che puoi distinguere cosa sia bello e cosa no: questo, non ha senso. Leggi, torna a leggere, torna a litigare, di già, con il tuo giovane amante. Non c'è posto per chi non ti dà quello che tu non sai darti. Il cento fottuto percento. Di cosa non si sa.

Le notizie sono che il tuo tutor, il tuo bel professionista che ti ha scelto e ti sta insegnando il mestiere, se ne va. Ti ha tradito, ha dato le dimissioni. Lo hanno voluto altrove, e lui, cambierà. Vi siete dichiarati passione, lui in modo più contenuto, più professionale, più adulto e timido. Tu hai detto addio come si dice nei film: hai detto: mi dispiace. Hai detto: stavo bene. Tu ti esponi, tu non sembri nemmeno intelligente, forse. Chi lo sa. Le notizie sono che tuo padre ti annoia con le sue richieste, e ti dispiace. Le notizie sono che tua madre ti manca e la odi. Che non hai amici vicino. Che forse non ne hai affatto. Che hai solo voglia di piangere. Che non osi perdere le guerre, ma in fondo... sei stanca. Forse hai capito il trucco del dolore da quando eri bambina. Forse i troppi panorami ti hanno fatto male, e devastata. E ora tu non sopporti nessuna presa in giro. Tu vorresti spiegare, spiegarti, in modo pacifico, anche, ma non hai le energie per lottare, e hai imparato a comunicare col silenzio, a bruciare la steppa intorno a te, ogni volta.

L'anno scorso, in Galizia, hai imparato che gli eucalipti sopravvivono anche agli incendi. Tu sei la stessa persona che la sera, e nei week-end, soffre così tanto? Tu sei la stessa persona che oggi ha preso un frullato, e che a La Rinascente ha sorriso, perché mentre scendevi dalle scale mobili, Cash Boy ti chiedeva delle tue relazioni... e tu... mentivi...?

domenica 15 aprile 2007

Come domenica d'agosto

Sei molto triste, e forse hai solo bisogno di soffrire per davvero. Qui muori solo di nostalgia, d'inutilità. Tra le lenzuola a pois, le persiane abbassate per metà, ad intravedere il tramonto sul parco e sulla tangenziale, a sentirti intimorita e in conflitto con persone che non conosci, puri estranei, con cui condividi lo spazio, a cui dai risorse, e da cui prendi qualcosa in cambio.

Stavi guardando i segreti domenicali di PostSecret, i segreti di chi vuole uccidersi, di chi ha disordini alimentari, di chi ha paura di invecchiare, di chi tradisce, mente, di chi è tradito e ingannato. Pensi che tutto questo, un po' di tutto questo, ti appartiene. Tutto questo dolore rende l'essere umano vivo, nel bene e nel male. Oggi leggevi di qualcosa che dicevi ieri, al telefono: la ragione è di chi sa che non c'è senso. Il resto sono illusioni mascherate, a cui si decide (o non si decide, lo si fa e basta) di aggrapparsi. Il tuo pessimismo non è pessimismo, è la domanda che ti fai da sempre, in mezzo alla gente: tutti, in fondo, sanno che non c'è senso? Vorresti essere sommersa di lettere, eppure non vuoi parlare con nessuno. Il silenzio ti ferisce, ma non puoi farne a meno: ti sei chiusa. Tutto o niente. Caos o rigor mortis. Follia o sigilli.

La tua pancia è dolente, il sesso o chissà cos'altro ha disordinato gli equilibri del tuo ventre, della tua mente. Medicine medicine medicine. Domani torna il non senso del lavoro, il circolo vizioso di far pochi soldi per spenderne tanti. E morire.

L'Ingegnere ti chiama, rimette tutto a posto, la tua insanità, la tua predisposizione al bilico. Ti ha raccontato di suo fratello, giorni fa, mentre eravate a letto. Dice che prova disgusto per la mente umana, alle volte, e che non ha mai raccontato delle crisi a nessuno. Io mi sono immaginata simile a questo suo consanguineo, al quale gli hai chiesto di dimostrare l'amore che sa e può dare. Non hai sentito nessuno per tutto il giorno, a parte i tuoi genitori che t'infastidisce sempre un po' sentire...

Poi, arriva la sera, e tutto, come prevedi, si realizza. Arriva Vik, arriva l'Ingegnere... arriva Amélie. Sepolta, arriva dalle sue ceneri, a risvegliare indifferenza, diffidenza, dissenso. Lei ti aveva tradito, l'hai scoperto a Natale, di ritorno dall'Ungheria: aveva detto al tuo ex delle tue storie dell'autunno del 2006. E lui, G., a Natale te lo ha raccontato. Perché vi stavate lasciando, e ti voleva dire che ti aveva perdonato anche quando ha saputo. La verità. Su di te. E tu hai continuato a dire che non era la verità, perché l'inganno quando non ha più senso, quando è radicato, non è più inganno, è niente.

Ti suona il cellulare e tu sei qui a ricostruirti. Tu hai detto che Amélie ha mentito, perché lei ce l'aveva con te, per la storia stupida di un ragazzo. E questa parte era vera: lei era stata incapace di accettare le avance che un suo frequentatore aveva fatto a te. E tu, nonostante eri cosciente del suo orgoglio enorme, glielo avevi raccontato solo per metterla in guardia. Solo perché per una volta ti era sembrato indispensabile essere vera, onesta, trasparente.

E da allora Amélie, la tranquilla, era definitivamente morta. Di una morte dolce, silenziosa. Cremata. Sapevi che avrebbe sofferto il tuo silenzio, anche per il suo compleanno, di pochi giorni fa. E ora: ti scrive. Pentita, racconta che il tuo ex, suo amico, era andato da lei, due bottiglie di vino in regalo, non sai se bevute o meno. Dice che lo aveva detto, sbagliando, in buona fede. Qual è la buona fede: la redenzione che voleva regalarti? La possibilità di essere salvata? Eravate vere, complici, tu, lei e Kate: questo credevi, o volevi credere, tu che non credi in niente. Tu che hai sempre sentito che era un'amicizia sbagliata, avversa, sessuata, ambigua, rivale. Perché c'era sempre qualcosa nell'aria, a cui tu non potevi attaccarti, che tu non potevi tirar fuori, perché tutto era "tranquillo", mentre tu... come sei... sembravi folle, e colpevole. Di retropensieri.

Credi che non risponderai niente, a questo sms tardivo e abortivo. Perché l'hai già perdonata, quando hai smesso di vederla, un annetto fa, ancor prima che tutto questo confermasse tutto. Non provi rabbia, perché capisci. Capisci i suoi sentimenti e le sue intenzioni: non gliene vuoi per questo, perché non si può opporre niente, a quanto emerge dalla testa di qualcuno. Ma è proprio per questo che non vuoi corruzioni, e contaminazioni, e un rapporto con il passato che per ora non puoi sopportare sulle spalle. In fondo hai solo aspettato come un avvoltoio di avere ragione. Hai aspettato la caduta. Siete incompatibili, punto.

La domenica sera è la tua sera. Un tuo ex collega di biblioteca ti cerca telefonicamente da un anno, ti alzi quando squilla il telefono e vedi che è lui anche adesso. Tu non rispondi, tu non hai nulla da dire. Tu gli piacevi, si vedeva, e lui era intelligente e ragazzino. Attraente, a modo suo. Ma non siete amici, non siete stati amanti, nulla. Cosa dire, perché? Tanto più a voce, a telefono. E pensare che nel pomeriggio hai sofferto di spleen e solitudine.

Ieri hai rivoluzionato gli spazi. Per accogliere un altro letto.

giovedì 12 aprile 2007

Bilanci di lavoro

Sei in stage. Oggi il consulente che è entrato con te ha festeggiato il suo primo piazzamento. Tu sei al terzo, con aziende importanti, ma ti spettano solo festeggiamenti interni. Al lavoro ti stanno gratificando, sia i tuoi risultati che i tuoi colleghi, a parte un rapporto un po' conflittuale che speri di tenere sotto controllo. Alla fine ti penti di odiare, di provare antipatie. Tu vuoi assumere una forza distaccata, che solo il tempo e l'esperienza ti daranno. Hai i tuoi primi tre appuntamenti commerciali, e questo è stato l'obiettivo meglio apprezzato.

Stai bene a lavoro, stai benino a Milano, tranquillamente in casa con Andy e Fiocco. Pensi e ripensi alla distanza, a se è capitata o se l'hai scelta. Pensi alle cose lasciate indietro, hanno i colori dei navigli. Un giallo francese, un giallo rétro. La tua nostalgia è abbastanza forte in questo periodo, e magari ti toglie smalto, ma sei sinceramente contenta di come riesci a vivere qui, a mille chilometri da tutto, completamente sola, con pochissimi euro in tasca.

Stai sviluppando empatia, ne sei certa, ma non rinunci al tuo metro, ai tuoi parametri, che dovrai affermare. Oggi il Panda ti ha chiesto se non sei contenta di questi risultati. E tu le hai detto che è la vita privata che ti rende contenta. Non sai perché. Alla fine le soddisfazioni relative alle proprie performance sono importanti. Ma tu non riesci a vedere il giro di soldi, a guardarlo dal vivo: non riesci a credere che il senso di mille vite, di quasi tutte, si riduca al far turbinare delle cifre, ad accaparrarsele, a parlare di cose banali, ad accumulare, ad aspettare. E' la Natura, la natura dell'uomo?

martedì 10 aprile 2007

Territmus del week-end

E' la vecchiaia che rende deboli i padri? Sei partita da casa dei tuoi genitori domenica pomeriggio, poco dopo è ripartita tua sorella, e tua madre ti scrive che tuo padre ha cominciato a piangere. Tu hai avuto uno dei genitori più severi e duri del mondo. E ora?

Hai passato un bel week-end con l'Ingegnere, come sempre, avete parlato molto del vostro vivere a Milano insieme, quando finirà il suo progetto di Firenze. Cerchi alleanze. Ma ti senti senza coordinate. Di quest'uomo, però, sei molto orgogliosa: è in gamba, e dolce. Con un senso di responsabilità eccessivo per i suoi anni, ma l'infanzia è sanguinosa, dittatrice e detta stili.

Non hai visto nessuno dei tuoi amcici, solo un breve scambio di sms con il tuo ex mentre eri già in treno. Hai rivisto Roma, domenica pomeriggio, e hai cominciato a piangere.

Ora sei in ritardo, trangugerai il tuo latte e ti fionderai sotto la doccia, per poi correre verso il business, per cui non hai pazienza.

Dimenticavi che hai incontrato l'ennesimo vip in Autogrill, mentre salivi a Milano, uno dei prodotti di Maria De Filippi, e detesti la familiarità con mediorama, il fatto che un volto tv, una voce tv, a prima vista ti sembra qualcuno che conosci: è questo che regala questa città? La possibilità di iscriversi alla palestra di Nina Moric? Sei disgustata.

sabato 7 aprile 2007

Dall'Intercity Milano-Firenze di ieri

Le immagini belle di oggi.

a) Una ragazza che avrà meno di vent'anni, e sarà come te tra 5, che ha una luce bellissima negli occhi e una calma che ti piace nei gesti. Parla poco, tira fuori un paio di auricolari rosa-rosso e dice che è il suo colore preferito. Poi un libro con scritto Gus Van Sant e si mette a leggere.

b) Un ragazzo che vedi mentre parte il treno, piano: è seduto sulla soglia dell'ultima carrozza di un treno fermo 2-3 binari più in là. E' sui gradini, gomiti sulle gambe, viso sui pugni. Guarda il treno partire, aspetta, ha un giubotto arancio per la sicurezza, è nella luce del mattino dell'intermezzo tra l'inverno e la primavera.

giovedì 5 aprile 2007

Happy Easter

Immagini coniglietti, uova colorate, cioccolato... Sei triste e felice come sempre. Noiosa come sempre. Domani parti, già sei impegnata nella tua specialità: la valigia. Sei felice, e triste, perché?

Stai leggendo Palahniuk in metro, ogni giorno, in mezzo a tutta quella gente silenziofobica, come la definisce lui, e mediadipendente, e vedi quanto è bello e brutto essere catapultati in una metropoli, o semplicemente nella vita moderna, quanto sia ridicolo e senza senso tutto questo, e quanto imprescindibile, inevitabile. Non c'è, in fondo, un'altra strada reale. Non c'è scelta. Quando pensi all'alternativa, quanto pensi a un basta, pensi sempre all'acqua, pensi alla pesca, alla pelle abbronzata e seccata dal sole, a rughe e lino, a trote e piedi nel fiume o nel mare, a turisti da deridere. Pensi alla pesca, e poi pensi all'acquagym, all'Idroscalo, al mare in Liguria. Odi le diete dei milanesi, le cure di benessere, lo shopping in pausa pranzo, la finta semplicità. Ti piace Piazza del Duomo, ti piace la primavera, ti piace non essere ferma ma vorresti riposare. Ti piace il tuo amore giovane, e vorresti che una casa bella come quella in cui vivi fosse tua, vorresti che ci fosse un letto grande. Vorresti che 3 mesi passasserò in fretta, e vorresti divenire brava e rispettata. Brava e amata. Tu sei solo tu, il tuo lavoro ti piace, ma non puoi essere il tuo nome, la tua disinibizione, la tua promessa. Hai visto poche luci brillanti. Poche. Allora, dopo queste feste, tu starai zitta, e, come sempre, nella "quiete d'un silenzio" costruirai la tua fortezza...

Vuoi aggiungere che forse hai paura di avere un tumore alla testa, che hai paura di invecchiare, che non vuoi fare altro che riposare, non vedere amici né parlare ai genitori, che magari hai bisogno di primavera, e creare dei ponti tra presente e futuro.