venerdì 25 aprile 2008

Molestie e cucine

Sono successe tante cose, questa settimana.

Ieri l'Orsacchietto ha detto ai suoi che abbiamo deciso di vivere insieme. Non riesci a contenerlo, vorresti più tempo per tutti e due, per non logorare una storia molto bella.

Ieri sera sei uscita con Vik e un vostro vecchio amico che lavorava a Budapest con voi: ora lavora 12 ore al giorno come auditor in una grande società di consulenza. Vi siete divertiti abbastanza, a parte il vatto che Vik è piuttosto spenta, sempre indecisa, ripetitiva, e le vorresti spiegare che non trova un uomo per questo. Prima di arrivare a cena ti è successa una cosa raccapricciante: eri in metro, a un certo punto ti sei alzata e aspettavi che il treno si fermasse a Porta Genova. Ti guardavi intorno abbastanza distratta, finché ti sei accorta che un asiatico agitato e con un gigno orrendo ti stava fissando e ti stava quasi chiamando. Era seduto dietro altri passeggeri e ha esposto il suo pene enorme al di sopra del sedile che aveva davanti, e si stava masturbando e ti rideva in faccia soddisfatto, ed era pieno di gente; un uomo era seduto proprio davanti a lui e a questa scena orrenda, aveva il suo pene addosso. e quelli che erano vicini a lui non hanno detto o fatto niente, il silenzio più assoluto. Tu ovviamente hai girato subito lo sguardo e sei scesa, ma sei rimasta schifata, disgustata, impaurita. Ti è già successa a Budapest una cosa del genere, e hai sentito storie simili da una tua ex collega, ma sei veramente triste e svuotata. Stanotte hai dormito male e ora hai paura di scendere in metro. Erano le 9!!! Come se non fosse bastato, mentre salivi le scale mobili hai sentito che qualcuno che puzzava di alcool ti si è incollato addosso, e a Lima, prima di prendere la verde, un'alcolizzata ti aveva chiesto di mandare un sms a suo figlio per dire che aveva recuperato i soldi per la spesa e che stava tornando. Voleva pagartelo 50 centesimi.

Sei a pezzi. Pensi ai mille stupri al giorno, alla debolezza della donna, alla vergogna, alle perversioni. A uno che si masturba in metro in mezzo a decine di persone, senza che tu possa accedere a un telefono o chiamare la polizia.

Comunque ora sei sul progetto cucina, avete deciso di comprarne una nuova e giochi al piccolo architetto sul software di Ikea per la progettazione degli spazi, ma combatti con pochi metri quadri, con la monotonia dei mobili in fila, con un soffitto mansardato.

Quando il progetto sarà prondo lo condividerai.

Ah, hai anche deciso che lavorerai per 6 mesi in una grande multinazionale come HR Specialist. Hai detto addio al posto come redattrice a tempo indeterminato.

giovedì 17 aprile 2008

Caro diario

Ti è venuta voglia di scrivere con la penna, stasera. Di infittire fogli con l'inchiostro, e di lasciarli al tempo, al vento, agli amici.

Ti ha chiamata una tua ex collega, poco fa, e ti ha fatto molto bene: a volte vorresti che i tuoi amici leggessero il tuo blog, e cosa pensi di loro, ma dovresti chiuderlo al primo umore sbagliato. La tua ex collega ti ha commossa: ti ha detto che da quando non ci sei la gente non si dice più le cose in faccia, e questo lo sai che in fondo è un bene. Ti dicono: il tuo carattere forte. Ti dicono: la tua trasparenza. E tu non capisci come si concilii tutto questo con le tue lacrime e con il tuo tenerti tutto dentro, con la tua opacità, con il tuo non co-municare mai.

Sei in casa da sola stasera, senti solo la TV del vicino, che da quando dormi dall'altra parte della casa ha abbassato il volume. Niente Orsacchietto, niente festa delle Edizioni Pem. Solo flusso di pensieri, solo ricordi, proiezioni. Non sai perché ti infliggi tutto questo, perché la mondanità e la pioggia ti impigriscono così tanto.

Ti vedi come Carrie Bradshow tra 5 anni: basta accettare il lavoro di content manager a 800 metri da casa tua. O continuare a sperare, come stai facendo, che le Risorse Disumane ti vogliano. Che esca qualcosa di concreto prima di iniziare il nuovo lavoro: odieresti il sotterfuggi dei permessi, delle telefonate segrete, dello sdoppiamento di personalità. Tra l'altro esiste il periodo di prova, e non ti piacerebbe essere sbolognata. Non sei una furbona, i tuoi movimenti sono discreti come quelli di un elefante.

Oggi, poi, ti ha anche scritto il managing director di una delle compagnie che ti aveva fatto una proposta di lavoro: l'ultima mail che gli hai madato minacciava sottilmente un'azione legale (no, non sei pazza, hanno detto alla tua azienda corrente che avresti iniziato a breve da loro: tu non avevi né deciso, né ti eri dimessa). Sei quasi sicura che la cosa finirà così, in una bolla di sapone, ma oggi, mentre lavavi i piatti, hai fantasticato un'azione alla Rainmaker o alla Michael Moore: una piccola donna contro una multinazionale inglese che vende le persone, e che riceve una proposta da 25mila euro di risarcimento, allo scopo di scongiurare un'azione legale che porterebbe la compagnia nello scandalo.

American Sicko

Stupido navigare, per te, nient'altro. Non ti va di leggere, né di impegnarti a guardare la TV (se non il tandem Simpson-Futurama). Sei nella condizione di disoccupata, tra un contratto a tempo indeterminato finito, e uno che purtroppo ricomincerà tra qualche settimana.

Ti piace la nullafacenza, è innegabile.

Ieri hai visto Sicko con l'Orsacchietto. Adori Michael Moore, il suo stile da documentarista d'assalto, da giornalista non giornalista, da finto osservatore obiettivo, à la Michele Santoro. Il linguaggio gorgeous con cui parla agli americani, l'unico che sembrano capire.

Il film mostra le assurdità del (non) sistema sanitario nazionale USA, la loro paura dello statalismo, il malato meccanismo delle compagnie assicurative, la paura della gente, l'amoralità dei medici.

Chicche del film: tre heroes dell'11 settembre che vengono portati a Cuba per poter essere visitati e curati, e l'assegno da 12mila dollari che Moore manda 'in anonimo' alla moglie di un suo grande avversatore, il titolare del sito Moorewatch.com, da cui la signora lo ringrazia pubblicamente per averle permesso di sopravvivere nonostante il marito lo odi.

Uno stratega.

mercoledì 16 aprile 2008

Fuochi d'artificio (sei bipolare)

Stamattina sei partita bella bellina, te ne sei scesa a Sesto Marelli, e hai seguito la folla armata di studenti della Statale. Hai raggiunto, a debita distanza, il tuo bell'amore. Attorniato da numerosa famiglia del Meriland, e lui il solo con l'accento di Milano.

Una giovane donna in TV racconta che ha avuto l'endometriosi e non potrà diventare mamma. Magari ce l'hai anche tu: non si spiega, altrimenti, come mai il tuo comportamento sessuale non ti abbia portato a multi-gravidanze. Lo senti da sempre che qualcosa nelle tue viscere non funziona: le parti di te più interne e importanti, quelle che sono i tuoi sensi più sviluppati e i ponti sull'esterno, sono in realtà carcinomatose o lo diventeranno. Così senti gli occhi, così l'utero.
Oggi è stato il giorno della solitudine: niente famiglia, niente lavoro, niente amici. E il padre del tuo ragazzo ti ha preso per la ragazza del suo amico. Non hai identità.

Hai fatto una scoperta: una delle tue candidate, una che ritenevi una brava PA ma niente di più (anzi, non ti sei nemmeno posta il problema), è in realtà un universo ricchissimo: scrive, canta, compone, studia mille lingue. Ti piacerebbe averla come amica. Il tuo lavoro non ti permetteva di approfondire davvero i contatti, le personalità. E allora hai invertito le parti: hai pensato a quando ti chiamano dalle aziende, e tu sei solo una candidata, e invece pensi: ma che ne sanno loro di me, che ho un'interiorità enorme e a pezzi?

martedì 15 aprile 2008

That's all folks

Sarà che ti sei licenziata, che deve venirti il ciclo, sarà che la luce in camera non funziona e non sei un elettricista, che hai 300 euro sul conto, sarà che domani il tuo bello si laurea, o che ti senti sola a Milano, ma sei depressa.

Oggi hai parlato con una psicologa, per l'ennesimo colloquio di lavoro, e ti ha detto che nonostante fossi una dimissionaria, non sembravi depressa. E allora hai cominciato a pensarci sul serio, e nonostante sembri sorridente e sei libera dalla tua vecchia azienda (dalla tua ex capa marchettara, dall'obbligo di tirar su soldi per un titolo che crolla), la verità è che ti senti sola, e che il tuo percorso non sembra così lineare: ti chiedi se è giusto che tu sia a Milano senza voler diventare un manager in 2 anni.

E alla fine ti dici che è così e basta, e allora vaffanculo HR, farai la content manager dal 5 maggio, verrai pagata per scrivere, e ti aggrappi alla canzone che ha appena cantato Hermes di Futurama: You gotta do what you love even if it's not a good idea!

Sperem.