Ti è venuta voglia di scrivere con la penna, stasera. Di infittire fogli con l'inchiostro, e di lasciarli al tempo, al vento, agli amici.
Ti ha chiamata una tua ex collega, poco fa, e ti ha fatto molto bene: a volte vorresti che i tuoi amici leggessero il tuo blog, e cosa pensi di loro, ma dovresti chiuderlo al primo umore sbagliato. La tua ex collega ti ha commossa: ti ha detto che da quando non ci sei la gente non si dice più le cose in faccia, e questo lo sai che in fondo è un bene. Ti dicono: il tuo carattere forte. Ti dicono: la tua trasparenza. E tu non capisci come si concilii tutto questo con le tue lacrime e con il tuo tenerti tutto dentro, con la tua opacità, con il tuo non co-municare mai.
Sei in casa da sola stasera, senti solo la TV del vicino, che da quando dormi dall'altra parte della casa ha abbassato il volume. Niente Orsacchietto, niente festa delle Edizioni Pem. Solo flusso di pensieri, solo ricordi, proiezioni. Non sai perché ti infliggi tutto questo, perché la mondanità e la pioggia ti impigriscono così tanto.
Ti vedi come Carrie Bradshow tra 5 anni: basta accettare il lavoro di content manager a 800 metri da casa tua. O continuare a sperare, come stai facendo, che le Risorse Disumane ti vogliano. Che esca qualcosa di concreto prima di iniziare il nuovo lavoro: odieresti il sotterfuggi dei permessi, delle telefonate segrete, dello sdoppiamento di personalità. Tra l'altro esiste il periodo di prova, e non ti piacerebbe essere sbolognata. Non sei una furbona, i tuoi movimenti sono discreti come quelli di un elefante.
Oggi, poi, ti ha anche scritto il managing director di una delle compagnie che ti aveva fatto una proposta di lavoro: l'ultima mail che gli hai madato minacciava sottilmente un'azione legale (no, non sei pazza, hanno detto alla tua azienda corrente che avresti iniziato a breve da loro: tu non avevi né deciso, né ti eri dimessa). Sei quasi sicura che la cosa finirà così, in una bolla di sapone, ma oggi, mentre lavavi i piatti, hai fantasticato un'azione alla Rainmaker o alla Michael Moore: una piccola donna contro una multinazionale inglese che vende le persone, e che riceve una proposta da 25mila euro di risarcimento, allo scopo di scongiurare un'azione legale che porterebbe la compagnia nello scandalo.
Ti ha chiamata una tua ex collega, poco fa, e ti ha fatto molto bene: a volte vorresti che i tuoi amici leggessero il tuo blog, e cosa pensi di loro, ma dovresti chiuderlo al primo umore sbagliato. La tua ex collega ti ha commossa: ti ha detto che da quando non ci sei la gente non si dice più le cose in faccia, e questo lo sai che in fondo è un bene. Ti dicono: il tuo carattere forte. Ti dicono: la tua trasparenza. E tu non capisci come si concilii tutto questo con le tue lacrime e con il tuo tenerti tutto dentro, con la tua opacità, con il tuo non co-municare mai.
Sei in casa da sola stasera, senti solo la TV del vicino, che da quando dormi dall'altra parte della casa ha abbassato il volume. Niente Orsacchietto, niente festa delle Edizioni Pem. Solo flusso di pensieri, solo ricordi, proiezioni. Non sai perché ti infliggi tutto questo, perché la mondanità e la pioggia ti impigriscono così tanto.
Ti vedi come Carrie Bradshow tra 5 anni: basta accettare il lavoro di content manager a 800 metri da casa tua. O continuare a sperare, come stai facendo, che le Risorse Disumane ti vogliano. Che esca qualcosa di concreto prima di iniziare il nuovo lavoro: odieresti il sotterfuggi dei permessi, delle telefonate segrete, dello sdoppiamento di personalità. Tra l'altro esiste il periodo di prova, e non ti piacerebbe essere sbolognata. Non sei una furbona, i tuoi movimenti sono discreti come quelli di un elefante.
Oggi, poi, ti ha anche scritto il managing director di una delle compagnie che ti aveva fatto una proposta di lavoro: l'ultima mail che gli hai madato minacciava sottilmente un'azione legale (no, non sei pazza, hanno detto alla tua azienda corrente che avresti iniziato a breve da loro: tu non avevi né deciso, né ti eri dimessa). Sei quasi sicura che la cosa finirà così, in una bolla di sapone, ma oggi, mentre lavavi i piatti, hai fantasticato un'azione alla Rainmaker o alla Michael Moore: una piccola donna contro una multinazionale inglese che vende le persone, e che riceve una proposta da 25mila euro di risarcimento, allo scopo di scongiurare un'azione legale che porterebbe la compagnia nello scandalo.
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