Speri che quella che verrà sia la settimana giusta: che il telefono squilli con I belong to you e che sia l'HR Director di quella società che ti interessa tanto, di quel tuo cliente a cui sei piaciuta, che saresti troppo felice di portare via alla tua azienda. Sarebbe il trionfo più bello, quello dell'ingrata, che quasi sputa in faccia a una direttrice bionda e cattiva, falsa, invidiosa, bambina, ingiusta.
Lo speri tanto: ti hanno chiamato diversi competitor della tua società ma non ce la fai più a vendere gente, negoziare, trattare, piangere, svegliarti con ansia e paura, dover raggiungere target di fatturato che sono fattibili solo se i soldi ce li metti di tasca, solo se vendi qualcosa a tua madre.
Hai uno stipendio da fame, soprattutto se paragonato a quello che ti chiedono, al tempo che non hai, alle schifezze che ti dicono e fanno, a quello che - peggio - respiri nell'aria. E stai pensando quasi di diventare una RIV, una ragazza in vendita, di mettere tue foto nude sul web e poter pagare così le bollette, pagare l'affitto che ti strozza, comprare un vestito e delle scarpe per il matrimonio di tua sorella, il biglietto aereo per andarci, il regalo da testimone di nozze, il regalo per la laurea del tuo bello.
Sei sul lastrico. Oggi Vik ti ha chiesto di venire a stare da te, se troverà un nuovo lavoro. E il bello è che te l'ha chiesto anche lui, così bello, timido ma sfacciato, ingenuo, non immagina che la convivenza logorerebbe tutto, che non ti sopporterebbe né desidererebbe più, che tutto esploderebbe in un modo malato. Ma ti dice che aveva paura a chiedertelo, con quel faccino da ragazzino perfetto, e mentre fate l'amore te lo sussurra: voglio venire a stare con te.
E la sventurata rispose.
Lo speri tanto: ti hanno chiamato diversi competitor della tua società ma non ce la fai più a vendere gente, negoziare, trattare, piangere, svegliarti con ansia e paura, dover raggiungere target di fatturato che sono fattibili solo se i soldi ce li metti di tasca, solo se vendi qualcosa a tua madre.
Hai uno stipendio da fame, soprattutto se paragonato a quello che ti chiedono, al tempo che non hai, alle schifezze che ti dicono e fanno, a quello che - peggio - respiri nell'aria. E stai pensando quasi di diventare una RIV, una ragazza in vendita, di mettere tue foto nude sul web e poter pagare così le bollette, pagare l'affitto che ti strozza, comprare un vestito e delle scarpe per il matrimonio di tua sorella, il biglietto aereo per andarci, il regalo da testimone di nozze, il regalo per la laurea del tuo bello.
Sei sul lastrico. Oggi Vik ti ha chiesto di venire a stare da te, se troverà un nuovo lavoro. E il bello è che te l'ha chiesto anche lui, così bello, timido ma sfacciato, ingenuo, non immagina che la convivenza logorerebbe tutto, che non ti sopporterebbe né desidererebbe più, che tutto esploderebbe in un modo malato. Ma ti dice che aveva paura a chiedertelo, con quel faccino da ragazzino perfetto, e mentre fate l'amore te lo sussurra: voglio venire a stare con te.
E la sventurata rispose.